Per valutare la zona lombosacrale si parte con un EO a paziente in piedi, busto eretto e gambe leggermente divaricate, con i piedi paralleli.
Tra le creste iliache e il punto di incrocio con S1 troveremo una fossetta: a questo punto, trovata la cavità, invitare il paziente a flettere prima la testa e poi il tronco in avanti lasciandoli dondolare. Se si sente diversità palpatoria tra le due fossette (cioè: un dito scorre bene sul tessuto mentre l'altro avverte una certa resistenza) ciò significa che l'articolazione sacroiliaca è bloccata (nel punto di maggior attrito palpatorio).
In un secondo momento faccio accomodare il paziente seduto sul lettino con le gambe a penzoloni e aprendo la mano sempre partendo dalla cresta iliaca arrivo col pollice pressapoco all'altezza di L4-L5: palpo i muscoli paravertebrali cercando le chelosi nelle fossette laterali. Una volta individuata una zona di chelosi la pizo con le dita e e la infiltro. (Come già ricordato, le chelosi o fibrosi sono zone mobili e a consistenza duro-elastica a differenza delle gelosi, e inoltre sono spesso disposte a rosario).
A questi livelli, se a partire dalle apofisi spinose mi sposto lateralmente di 3 dita, vengo a trovarmi sulle zone periradicolari (spazi in cui decorrono le radici dei nervi).
Se invece mi sposto lateralmente, sempre di 3 dita, ma a partire dagli spazi interspinosi, allora mi verrò a trovare nelle zone peristrasverse (sugli apici dei processi trasversi).
In entrambi i casi posso infiltrare fino a 3 cm di profondità circa, con aghi da 25-27 G x 40 mm.
Nel caso di algie pelviche e di disturbi vascolari degli arti inferiori sono utili pomfi molto abbondanti quantitativamente, (ossia con infiltrazione che inizia sottocute e continua intradermica durante l'estrazione dell'ago) nella zona L4-S1 nella "V" sacrale. Nelle algie pelviche sarebbe utile anche nello spazio sacrococcigeo.
Infine devo valutare le radici lombosacrali, in quanto non di rado quella che appare come una situazione di sofferenza radicolare, all'EO neuralterapico si rivela poi essere un problema di diverso genere, che potrebbe portare ad errata diagnosi di lombosciatalgia se non correttamente individuato altrove.
L2-L3: Psoas: flettere la coscia sul torace a paziente supino
L3-L4: Quadricipite femorale: a paziente supino far premere il cavo popliteo contro il lettino con l'arto inferiore teso
L4-L5: Tibiale anteriore: far fare la flessione forzata del piede contro resistenza
L5-S1: Gemello: estensione forzata del piede
Se la manovra di Lasegue è negativa molto spesso ciò è indice di dolore NON radicolare, e pertanto sarà opportuno in questi casi indagare il ramo profondo del Tibiale anteriore e il ramo superficiale del Peroniero lungo (rotazione esterna del piede).
Una causa frequente di dolore non radicolare viene dall'Ileopsoas, con un dolore all'inguine e all'angolo superomediale della coscia. Un'altra causa è il dolore da Sindrome del Piriforme, con dolore sciatico a Lasegue negativo. Nel dubbio di S. del Piriforme invitare il paziente a flettere la coscia sul torace a paziente supino, spingendo contemporaneamente il ginocchio in direzione controlaterale (ossia medialmente) e subito dopo spingendolo lateralmente: a ginocchio in direzione mediale si ha dolore, con coscia lateralizzata si ha sollievo.
(Tratto dagli appunti del corso di Neuralterapia tenuto dal dottor M. Loberti, Modena, Aprile-Maggio 2012, Terza Lezione)
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