sabato 19 gennaio 2013

La medicina dei sintomi


Continuando come il primo post di quest'anno su un tema di carattere generale, al fine di chiarire meglio al lettore cosa è l'omeopatia, vorrei illustrare tale disciplina terapeutica come la medicina dei sintomi.
Detta così suona male ed è l'esatto contrario di ciò che è realmente l'omeopatia, mentre la vera medicina dei sintomi rimane più spesso quella convenzionale.
E' qui importante fare una distinzione semantica.

Se per "medicina dei sintomi" intendiamo una terapia puramente sintomatica, che non agisce sulla causa ma sulle conseguenze di questa, e quindi spesso CURA SENZA GUARIRE allora questa è la medicina classica. Prendiamo ad esempio gli antinfiammatori: dato che l'infiammazione è espressione di un problema spesso infettivo o di altro genere, contrastarla significa togliere al paziente gli effetti spiacevoli (rossore, bruciore, dolore, gonfiore, calore ...) ma non elimina la causa. Simile è il caso degli antipiretici perché la febbre non è una patologia ma l'espressione della difesa del nostro organismo ad uno stimolo patologico. Diverso è per gli antibiotici, che se correttamente somministrati agiscono in effetti contro il batterio, causa di infezione. Le statine sono invece solo sintomatiche: ho il colesterolo alto, lo abbasso. Ma la causa del colesterolo alto sarà la dieta, o lo stile di vita, o la famigliarità: tutte cose che nella maggior parte dei casi rimangono. Anche togliere un organo malato è naturalmente sintomatico, perchè la chirurgia in tal caso non ci dà una "restitutio ad integrum" della parte colpita ma semplicemente la elimina. Gli esempi potrebbero continuare.

Invece se se per "medicina dei sintomi" intendiamo una terapia che si fa guidare dai sintomi del paziente, allora questa è la peculiarità dell'omeopatia.
E qui entrano in gioco le ipotesi sul possibile meccanismo d'azione del rimedio diluito e dinamizzato.
In effetti a tutt'oggi non vi è spiegazione scientifica di come possa "funzionare" una molecola diluita moltissimo, non di rado sotto il numero di Avogadro (diluizioni omeopatiche).
Quando leggo questa obiezione, che è la principale fatta agli omeopati da parte dei detrattori delle medicine non convenzionale, do loro ragione: è vero, è inspiegabile. Però vorrei tanto invitarli per una volta a provare, perchè "funziona"!

E appunto la tecnica prescrittiva ha aiutato ad ipotizzare un possibile meccanismo d'azione.
Infatti il rimedio omeopatico viene prescritto in base alla similitudine con i sintomi del malato. Mi spiego meglio: un rimedio omeopatico è tanto più efficace quanto più gli effetti nocivi che questo stesso potrebbe provocare se somministrato al paziente ad alte dosi, sono simili ai sintomi che il paziente ha, per altre cause, in quel momento. Forse un esempio sarà più chiaro: come noto, alte dosi (dosi dette "ponderali" perché esprimibili in unità di misura multiple o sottomultiple del grammo) la Belladonna provoca vampate di rossore con sensazione di calore violento, e così pure la Nitroglicerina: ecco che queste due molecole troveranno il loro posto ad esempio nella cura della menopausa. Gli esempi sono infiniti.
E tanto più la similitudine è precisa, tanto più l'effetto risulta rapido e completo.

Probabilmente la molecola immersa nell'acqua lascia come una specie di impronta (cluster) ripetuta in numero elevatissimo di volte che naturalmente, pur nel campo del piccolissimo, è tridimensionale ed è come il negativo fotografico in 3D della molecola stessa. Quindi sarebbe uno specchio, o un negativo, o uno stampo complementare alla molecola, pertanto il suo contrario, ma perfettamente combaciante. E l'acqua manterrebbe questa sorta di impronta. E sembrerebbe che anche tutta l'acqua presente nel nostro organismo, e specialmente nei tessuti connettivi e nel nucleo cellulare, abbia questa caratteristica di assumere conformazioni particolari che sono la memoria, il ricordo di una molecola, buona o cattiva che sia, che è entrata in contatto. Sicché, somministrando il rimedio omeopatico diventa un po' come somministrare ciò che provoca l'esatto contrario dei sintomi manifestati dal paziente, orientando le nostre molecole d'acqua in quella nuova, salutare direzione. (Post sui clusters: http://acquacluster.blogspot.it/2010/12/clusters-dacqua.html)

La cosa è naturalmente da chiarire ed è giusto mantenere uno spirito di ricerca scientifica, ma sta di fatto che è verificabile nell'esperienza clinica quotidiana che quanto descritto si verifica puntualmente:
l'omeopatia è la terapia del corredo sintomatologico, e lasciandosi guidare da quest'ultimo quasi sempre l'eradicazione del male è definitiva e profonda.






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2 commenti:

  1. Credo che il frattale di Mandelbrot si possa ben associare alla definizione di malattia in omeopatia ed alla ricerca dei sintomi. Complimenti!

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  2. E' vero! Infatti l'idea non è ovviamente mia. L'ho letta per la prima volta su un libro di Paolo Bellavite, che a me piace moltissimo.
    Grazie Martina e a presto!

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